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(da: “la deportazione politica dall’Italia: memoria, storia, ricerca” di R. Ropa)
Circa 800.000 italiane e italiani vennero deportati in territorio tedesco negli ultimi venti mesi della seconda guerra mondiale. Di questi, circa 650.000 erano i cosiddetti internati militari italiani (Imi) catturati dalla Wehrmacht nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre 1943, altri 100.000 erano uomini e donne fermati durante i rastrellamenti effettuati dalle unità tedesche e dagli apparati armati di Salò nelle retrovie del fronte o nel corso di azioni antipartigiane e trasferiti in Germania per essere utilizzati nella produzione di guerra come lavoratori coatti. Oltre a queste, circa 40.000 persone vennero deportate, con motivazioni politiche e/o razziali, avendo come destinazione il sistema concentrazionario nazista vero e proprio, dipendente dalle SS. Di questi circa 8.000 erano ebrei, i quali vennero inviati in maggior parte nel campo di sterminio di Auschwitz. Gli altri (32.820) vennero invece inviati in campi di concentramento, così suddivisi:
Lager Deportati
Dachau 9.800
Mauthausen 8.100
Buchenwald 4.320
Flossenburg 3.300
Natzweiler-Struthof 1.600
Dora-Mittelbau 1.500
Ravensbrück 800-1.000
Sachsenhausen 400-500
Majdanek 200
Altri Lager non identificati 2.500
Sul totale presumibile di 32.820 politici, i superstiti vengono calcolati in un 10%, pari a circa 3.300: i morti furono quindi almeno 29.500 (v. Tibaldi). Francesco Moisello, nostro nonno paterno, fu una di queste persone che vennero deportate in Germania e, come per la stragrande maggioranza di esse, non fece più ritorno.
Ricerca storica basata su supposizioni
Poco o nulla sappiamo di come sia avvenuta la sequenza dei fatti tra l’arresto a Genova, di cui ad oggi non si conosce la data, e l’arrivo del nonno al campo di Bolzano-Gries (vedi sezione seguente). Partendo dal presupposto che nei mesi di Giugno e Luglio 1944 a Genova sono stati arrestati molti lavoratori, deportati successivamente in Germania e tenendo come riferimento la data di deportazione “Luglio 1944” (vedi dichiarazione del Comitato di Liberazione Nazionale di Genova-Cornigliano del 23 febbraio 1946), abbiamo cercato di ricostruire le fasi degli avvenimenti che si sono succeduti in quel periodo. Dal libro di Dario Venegoni (uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano) apprendiamo che la quota di gran lunga più rilevante dei deportati a Bolzano transitò per il carcere milanese di San Vittore: “Gruppi di prigionieri provenienti da tutta la Lombardia, ma anche da Novara, Piacenza, Torino e Genova, giungevano in treno o in corriera al carcere milanese, e qui sostavano, chi poche ore, chi diversi giorni, in un apparente disordine: in realtà il flusso delle entrate e delle uscite da San Vittore in direzione di Gries era con evidenza regolato in base alle richieste che provenivano da Bolzano o meglio con ogni probabilità da Verona, dove aveva sede il comando tedesco (SiPo) al quale il campo di via Resia faceva capo. Tra le partenze da San Vittore e i trasporti da Bolzano esiste un nesso di interdipendenza, che sembra indicare che già al momento dell’arrivo nel carcere di San Vittore il destino dei singoli fosse segnato.” Da“la deportazione politica dall’Italia: memoria, storia, ricerca” di R. Ropa apprendiamo che nel lager di Bolzano ogni due mesi, vi furono avviati i detenuti di San Vittore e, nella seconda metà dell’agosto 1944, arrivarono a Gries trasporti di politici da Genova e da Verona. In relazione a quanto sopra riportato appare plausibile che anche Francesco potesse aver seguito il medesimo percorso e cioè: arresto a Genova, trasferimento a San Vittore, o altro carcere milanese, e da qui a Bolzano. Pertanto abbiamo svolto una minuziosa ricerca presso l’Archivio di Stato di Milano dalla quale è non è scaturita alcuna traccia di un eventuale transito di Francesco Moisello in alcuno dei carceri milanesi. Abbiamo cercato di avere notizie di Francesco presso l’Archivio di stato di Genova e presso la Questura di Genova, ma non abbiamo ottenuto alcun risultato. Abbiamo contattato la casa circondariale di Genova ottenendo un’udienza con il Direttore del carcere dalla quale è emerso l’irreperibilità del registro delle entrate dei prigionieri della IV° sezione (nazista), nella quale venivano immatricolati i politici. A questo punto abbiamo elaborato due ipotesi per cercare di capire come possa essere avvenuto il trasferimento del nonno nel campo italiano di Bolzano:
Dal luogo dell’arresto, breve stazionamento nel carcere di Genova e successivo trasferimento al campo di Bolzano (Agosto 1944);
Dal luogo dell’arresto, breve stazionamento nel carcere di Genova e successivo trasferimento al campo Fossoli (Luglio 1944). A seguire trasferimento al campo di Bolzano (Agosto 1944).
Ricerca storica supportata da documenti
A seguito di quanto riportato in precedenza e supportati dai documenti ottenuti dal MINISTERO DELLA DIFESA e dall’ITS (International Tracing Service) di Bad Arolsen (Germania) sappiamo per certo che Francesco fu internato nel campo di Bolzano e deportato (con il trasporto n. 81 partito da Bolzano il 5 Settembre 1944) a Flossenburg dove giunse il 7 Settembre 1944.
Sulla base della sequenza dei numeri di matricola attribuiti alla data di arrivo del convoglio n. 81 (compresi tra il 20374 ed il 21832), il totale dei deportati può essere stimato intorno a 1459, di cui 358 identificati. La lettura dei dati riportati da Valeria Morelli porta all’individuazione di serie di numeri compresi tra il 20374 ed il 21367 e tra il 21402 al 21832. Francesco venne immatricolato con il n. 21473 e trascorse a Flossenburg un periodo di quarantena, quantificabile in tre settimane circa. Il 30 Settembre 1944 venne trasferito, insieme a 600 altri prigionieri, al sottocampo di Hersbruck (indicato nella lista come Moissello Franz) e destinato con ogni probabilità al lavoro in montagna (Doggerwerk). Francesco morì il 27 Novembre 1944 ad Hersbruck e per una circostanza “fortunosa” la sua salma, assieme a quelle di molti alti prigionieri deceduti in quel periodo, venne trasferita al cimitero Westfriedhof di Norimberga, dove vene cremata in data 30 Novembre 1944. Le ceneri furono inumate nell’urna n. 26255 (vedi “I deportati italiani nei campi di sterminio 1943-1945” di Valeria Morelli, pag. 274) e nel 1951 trasferite al cimitero Sudfriedhof di Norimberga. Nell’ottobre 1960, l’urna con le ceneri di Francesco è stata definitivamente traslata nel Cimitero d’Onore presente nel Memoriale di Flossenburg, campo L, fila 5, tomba n. 5218.
nato a genova il 9 marzo 1905 ,operaio della ditta Costa di genova sampierdarena appartenente a gruppi antifascisti,svolgendo attivita' di propaganda e di ricerca fondi e materiali per l'assistenza alle famiglie dei prigionieri politici dei deportati e dei partigiani. individuato all'entrata in fabbrica viene arrestato e deportato in germania a flossenburg-hersbruck dove mori'il 27/11/1944
doggerwerk-happurg
memoriale flossenburg
trasporti
san vittore
memorial bocchetta
informazioni
Mi chiamo Moisello Marco ho 38 anni e vivo a genova e sono il nipote di Moisello Francesco deportato a flossnburg.
Da qui deriva questo mio interesse che è scevro da ogni oerientamento politico ma solamente di ricerca e di memoria.
contatti:Marcoross1@alice.it
Da qui deriva questo mio interesse che è scevro da ogni oerientamento politico ma solamente di ricerca e di memoria.
contatti:Marcoross1@alice.it
fossoli
bolzano ex lager via resia
(da: “la deportazione politica dall’Italia: memoria, storia, ricerca” di R. Ropa)
Circa 800.000 italiane e italiani vennero deportati in territorio tedesco negli ultimi venti mesi della seconda guerra mondiale. Di questi, circa 650.000 erano i cosiddetti internati militari italiani (Imi) catturati dalla Wehrmacht nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre 1943, altri 100.000 erano uomini e donne fermati durante i rastrellamenti effettuati dalle unità tedesche e dagli apparati armati di Salò nelle retrovie del fronte o nel corso di azioni antipartigiane e trasferiti in Germania per essere utilizzati nella produzione di guerra come lavoratori coatti. Oltre a queste, circa 40.000 persone vennero deportate, con motivazioni politiche e/o razziali, avendo come destinazione il sistema concentrazionario nazista vero e proprio, dipendente dalle SS. Di questi circa 8.000 erano ebrei, i quali vennero inviati in maggior parte nel campo di sterminio di Auschwitz. Gli altri (32.820) vennero invece inviati in campi di concentramento, così suddivisi:
Lager Deportati
Dachau 9.800
Mauthausen 8.100
Buchenwald 4.320
Flossenburg 3.300
Natzweiler-Struthof 1.600
Dora-Mittelbau 1.500
Ravensbrück 800-1.000
Sachsenhausen 400-500
Majdanek 200
Altri Lager non identificati 2.500
Sul totale presumibile di 32.820 politici, i superstiti vengono calcolati in un 10%, pari a circa 3.300: i morti furono quindi almeno 29.500 (v. Tibaldi). Francesco Moisello, nostro nonno paterno, fu una di queste persone che vennero deportate in Germania e, come per la stragrande maggioranza di esse, non fece più ritorno.
informazioni
Ricerca storica basata su supposizioni
Poco o nulla sappiamo di come sia avvenuta la sequenza dei fatti tra l’arresto a Genova, di cui ad oggi non si conosce la data, e l’arrivo del nonno al campo di Bolzano-Gries (vedi sezione seguente). Partendo dal presupposto che nei mesi di Giugno e Luglio 1944 a Genova sono stati arrestati molti lavoratori, deportati successivamente in Germania e tenendo come riferimento la data di deportazione “Luglio 1944” (vedi dichiarazione del Comitato di Liberazione Nazionale di Genova-Cornigliano del 23 febbraio 1946), abbiamo cercato di ricostruire le fasi degli avvenimenti che si sono succeduti in quel periodo. Dal libro di Dario Venegoni (uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano) apprendiamo che la quota di gran lunga più rilevante dei deportati a Bolzano transitò per il carcere milanese di San Vittore: “Gruppi di prigionieri provenienti da tutta la Lombardia, ma anche da Novara, Piacenza, Torino e Genova, giungevano in treno o in corriera al carcere milanese, e qui sostavano, chi poche ore, chi diversi giorni, in un apparente disordine: in realtà il flusso delle entrate e delle uscite da San Vittore in direzione di Gries era con evidenza regolato in base alle richieste che provenivano da Bolzano o meglio con ogni probabilità da Verona, dove aveva sede il comando tedesco (SiPo) al quale il campo di via Resia faceva capo. Tra le partenze da San Vittore e i trasporti da Bolzano esiste un nesso di interdipendenza, che sembra indicare che già al momento dell’arrivo nel carcere di San Vittore il destino dei singoli fosse segnato.” Da“la deportazione politica dall’Italia: memoria, storia, ricerca” di R. Ropa apprendiamo che nel lager di Bolzano ogni due mesi, vi furono avviati i detenuti di San Vittore e, nella seconda metà dell’agosto 1944, arrivarono a Gries trasporti di politici da Genova e da Verona. In relazione a quanto sopra riportato appare plausibile che anche Francesco potesse aver seguito il medesimo percorso e cioè: arresto a Genova, trasferimento a San Vittore, o altro carcere milanese, e da qui a Bolzano. Pertanto abbiamo svolto una minuziosa ricerca presso l’Archivio di Stato di Milano dalla quale è non è scaturita alcuna traccia di un eventuale transito di Francesco Moisello in alcuno dei carceri milanesi. Abbiamo cercato di avere notizie di Francesco presso l’Archivio di stato di Genova e presso la Questura di Genova, ma non abbiamo ottenuto alcun risultato. Abbiamo contattato la casa circondariale di Genova ottenendo un’udienza con il Direttore del carcere dalla quale è emerso l’irreperibilità del registro delle entrate dei prigionieri della IV° sezione (nazista), nella quale venivano immatricolati i politici. A questo punto abbiamo elaborato due ipotesi per cercare di capire come possa essere avvenuto il trasferimento del nonno nel campo italiano di Bolzano:
Dal luogo dell’arresto, breve stazionamento nel carcere di Genova e successivo trasferimento al campo di Bolzano (Agosto 1944);
Dal luogo dell’arresto, breve stazionamento nel carcere di Genova e successivo trasferimento al campo Fossoli (Luglio 1944). A seguire trasferimento al campo di Bolzano (Agosto 1944).
Ricerca storica supportata da documenti
A seguito di quanto riportato in precedenza e supportati dai documenti ottenuti dal MINISTERO DELLA DIFESA e dall’ITS (International Tracing Service) di Bad Arolsen (Germania) sappiamo per certo che Francesco fu internato nel campo di Bolzano e deportato (con il trasporto n. 81 partito da Bolzano il 5 Settembre 1944) a Flossenburg dove giunse il 7 Settembre 1944.
Sulla base della sequenza dei numeri di matricola attribuiti alla data di arrivo del convoglio n. 81 (compresi tra il 20374 ed il 21832), il totale dei deportati può essere stimato intorno a 1459, di cui 358 identificati. La lettura dei dati riportati da Valeria Morelli porta all’individuazione di serie di numeri compresi tra il 20374 ed il 21367 e tra il 21402 al 21832. Francesco venne immatricolato con il n. 21473 e trascorse a Flossenburg un periodo di quarantena, quantificabile in tre settimane circa. Il 30 Settembre 1944 venne trasferito, insieme a 600 altri prigionieri, al sottocampo di Hersbruck (indicato nella lista come Moissello Franz) e destinato con ogni probabilità al lavoro in montagna (Doggerwerk). Francesco morì il 27 Novembre 1944 ad Hersbruck e per una circostanza “fortunosa” la sua salma, assieme a quelle di molti alti prigionieri deceduti in quel periodo, venne trasferita al cimitero Westfriedhof di Norimberga, dove vene cremata in data 30 Novembre 1944. Le ceneri furono inumate nell’urna n. 26255 (vedi “I deportati italiani nei campi di sterminio 1943-1945” di Valeria Morelli, pag. 274) e nel 1951 trasferite al cimitero Sudfriedhof di Norimberga. Nell’ottobre 1960, l’urna con le ceneri di Francesco è stata definitivamente traslata nel Cimitero d’Onore presente nel Memoriale di Flossenburg, campo L, fila 5, tomba n. 5218.
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